One With You - Capitolo 1



Capitolo 1


New York è la città che non dorme mai, non ne ha mai sentito il bisogno. Il mio condominio nel Upper West Side possiede il livello di insonorizzazione che ci si aspetta da una proprietà multimilionaria ma, i suoni della città filtrano attraverso il ritmico martellare degli pneumatici sull’asfalto, le proteste dei freni delle auto e i taxi che suonano incessantemente il clacson.

Appena fatto un passo fuori dalla caffetteria situata all’angolo della sempre occupata Broadway, venni travolta dalla furia della città. Come facevo a vivere senza il frastuono di Manhattan?

Come sarei mai riuscita a vivere senza di lui?

Gideon Cross.

Presi la sua mascella tra le mie mani e sentii che si premeva contro il mio tocco. Quello spettacolo di vulnerabilità e amore mi spezzava qualcosa dentro. Solo un paio di ore prima pensavo che non sarebbe mai cambiato, che sarei dovuta scendere a troppi compromessi per poter vivere la mia vita con lui. Ora mi fermo di fronte al suo coraggio e dubito del mio.

Avevo chiesto più a lui di quanto avessi fatto a me stessa? Mi vergognavo dell’eventualità di averlo spinto a evolversi mentre io ero rimasta ostinatamente la stessa.

Si mise di fronte a me, così alto e forte. In jeans e maglietta con un cappellino calato sulla fronte, era impossibile riconoscerlo come il magnate famoso in tutto il mondo ma, aveva ancora quel fascino innato che colpisce chiunque gli passi accanto. Con la coda dell’occhio, notai come le persone vicine lo guardavano per poi dargli, successivamente, una seconda occhiata.

Vestito in maniera casual o con i completi tre pezzi che lui preferisce, il potere del corpo asciutto e muscoloso di Gideon era inconfondibile. Il suo modo di tenersi e l’autorità che esercitava con il suo impeccabile controllo, gli rendevano impossibile scomparire nello sfondo cittadino.

New York assorbiva tutto ciò che vi entrava dentro mentre Gideon, teneva la città a un guinzaglio dorato.

Ed era mio. Qualche volta faticavo ancora a crederci, anche con il mio anello al suo dito.

Non sarebbe mai stato solo un uomo. La sua ferocia rivestita da eleganza, la perfezione venata di difetti. Lui era il legame del mio mondo, il nesso del mondo.

Eppure aveva appena dimostrato che era disposto a piegarsi fino al punto di rottura pur di stare con me. Il che mi aveva lasciato con una rinnovata determinazione a dimostrargli che io valgo la pena di tutto quello che lo avevo costretto ad affrontare.

Intorno a noi, i negozi lungo la Broadway stavano riaprendo. Il flusso di traffico sulla strada cominciava ad addensarsi, macchine nere e taxi gialli rimbalzavano all’impazzata sulla superficie irregolare. I residenti scorrevano sui marciapiedi, portando a passeggio i loro cani oppure dirigendosi verso Central Park per una prima corsa mattutina, rubando più tempo possibile prima che la giornata lavorativa li prendesse a calci come una sorta di  vendetta.

La Benz, con Raul, la grande figura in ombra, al volante,  si accostò al marciapiede appena noi lo raggiungemmo. Angus fece scivolare la Bentley nel posto dietro. La mia corsa e quella di Gideon andavano in case separate. Come faceva a essere un matrimonio quello? Il fatto era che quello era il nostro matrimonio, anche se nessuno di noi lo voleva in questo modo. Avevo tracciato una linea quando Gideon ha assunto il mio capo portandolo via dall’agenzia pubblicitaria per cui lavoravo.

Capivo il desiderio di mio marito affinché mi unissi alla Cross Industries, ma tentando di forzarmi la mano agendo alle mie spalle? Io non potevo permetterlo, non con un uomo come Gideon. Stavamo insieme – prendendo decisioni insieme – oppure eravamo troppo distanti per creare la nostra relazione lavorativa.

Inclinando la mia testa all’indietro, guardai la sua faccia mozzafiato. C’era del rimorso, sollievo e amore. Così tanto amore.

Era mozzafiato da quanto era bello. I suoi occhi erano del blu dei Caraibi, i suoi capelli erano una criniera spessa e lucida che sfiorava il colletto. Una mano adorante aveva scolpito ogni piano e angolo del suo volto a un tale livello di impeccabilità che ti ipnotizzava e ti rendeva difficile pensare razionalmente. Ero stata affascinata dal suo sguardo sin dal primo momento che l’avevo visto e le mie sinapsi ancora friggono in certi momenti. Gideon mi ha abbagliato.

Ma, era stato l’uomo che c’è dentro, la sua energia e il suo potere implacabile, la sua intelligenza acuta e la sua spietatezza combinata a un cuore che poteva essere così tenero…

“Ti ringrazio.” Le punte delle mie dita sfiorarono il taglio scuro del suo sopracciglio, formicolando come sempre quando toccavano la sua pelle. “Per avermi chiamato. Per avermi raccontato i tuoi sogni. Per avermi incontrato qui.”

“Ti avrei incontrata ovunque.” Le parole erano come un voto, dette con fervore e fierezza.

Tutti quanti avevano i loro demoni. Gideon, quando era sveglio, teneva i propri ingabbiati tramite la sua volontà di ferro ma, quando dormiva, lo tormentavano con violenza e incubi brutali. Avevamo molto in comune ma, l’abuso nella nostra infanzia era una trauma che ci accomunava e che ci ha fatto stare insieme e, allo stesso tempo, ci ha divisi. E’ stato questo che mi ha fatto lottare di più. I nostri abusatori ci avevano già portato via troppo.

“Eva… tu sei la sola forza sulla terra che può tenermi lontano.”

“Ti ringrazio anche per questo,” mormorai con il petto stretto in una morsa. “So che non è stato facile per te darmi i miei spazio ma, ne avevo bisogno. E so che l’imposizione è stata dura…”

“Troppo dura.”

La mia bocca s’incurvò al ghiaccio nelle sue parole. Gideon non era un uomo abituato a sentirsi negare ciò che voleva. “Lo so. E tu me lo hai permesso perché mi ami.”

“Questo è più che amore.” Le sue mani mi fasciarono i polsi, stringendo in modo che tutto ciò che c’è dentro di me si arrenda. Questo era quello che eravamo, quello che avevamo. Ed era prezioso.

“Andremo in macchina insieme dal Dr. Petersen.” Pronunciò le parole con un inconfondibile comando, ma il suo sguardo mi cercò come se mi avesse fatto una domanda.

“Sei così prepotente,” lo presi in giro, cercando di lasciarci con un sentimento buono. Speranzoso. Il nostro appuntamento di terapia settimanale con il Dr. Lyle Petersen era solo a poche ore di distanza e, non avrebbe potuto essere programmato in maniera più opportuna. Avevamo dato una svolta alla nostra vita. Ci avrebbe fatto comodo un po’ di aiuto per capire quali passi avremo dovuto fare d’ora in poi.

Le sue mani mi circondarono la vita. “Lo ami.” (si riferisce al suo lato prepotente)

Presi l’orlo della sua camicia, stringendo in un pugno la maglia morbida. “Ti amo.”

“Eva.” Le sue braccia si strinsero fermamente intorno a me, il suo alito caldo tremò sul mio collo. Manhattan ci circondava ma, non poteva intromettersi. Quando eravamo insieme, non c’era nient’altro.

Un gemito mi sgorgò dal profondo come eco della mia fame, tutto ciò che c’era dentro di me desiderava e bramava con tremiti di piacere ciò che si era premuto, ancora una volta, contro di me. Lo inspirai con profondi respiri, le mie dita impastarono i rigidi muscoli della sua schiena. La corrente che mi attraversava era inebriante. Ero dipendente da lui – cuore, anima e corpo – e l’essere stata giorni senza la mia dose, mia aveva lasciata traballante e senza baricentro, non più in grado di funzionare correttamente.

Lui mi aveva avvolta, il suo corpo era più grande e più duro del mio. Mi sentivo al sicuro tra le sue braccia, curata e protetta. Niente poteva toccarmi o farmi del male quando lui mi teneva. Volevo che lui sentisse lo stesso senso di sicurezza con me. Avevo bisogno che lui sapesse di poter abbassare la guardia, prendere un respiro e, che io potevo proteggerci entrambi.

Dovevo essere più forte, più intelligente e spaventosa. Avevamo dei nemici e Gideon aveva a che fare con loro, da solo. Per lui essere protettivo era una cosa innata e questo era uno dei suoi tratti che avevo ammirato profondamente. Ma, dovevo iniziare a mostrare alle persone che potevo essere un formidabile avversario come mio marito.

Cosa più importante, io dovevo provarlo a Gideon.

Tendendomi verso di lui, assorbii il suo calore. Il suo amore. “Ci vediamo alle cinque, Asso.”

“Non un minuto più tardi,” ordinò burbero.

Risi mio malgrado, infatuata di ogni aspetto ruvido di lui. “Oppure?”

Tirandosi indietro, mi lanciò uno sguardo che mi fece arricciare le dita dei piedi. “Oppure verrò a prenderti.”


***


Sarei dovuta entrare in punta di piedi e trattenendo il respiro in casa del mio patrigno, visto l’orario – poco dopo le sei del mattino – rischiavo di essere scoperta mentre tornavo furtivamente. Invece, mi avviai dentro con un fermo proponimento, con i miei pensieri occupati dalle modifiche di cui avevo bisogno di fare.

Avevo tempo per una doccia – a malapena – ma decisi di non farla. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che Gideon mi aveva toccata. Troppo tempo da quando le sue mani erano state su di me, il suo corpo dentro il mio. Non volevo lavarmi i ricordi del suo tocco. Questi da soli mi avrebbero dato la forza di fare ciò che doveva essere fatto.

Una lampada da tavolo venne accesa. “Eva.”

Feci un salto. “Gesù.”

Girandomi, trovai mia madre seduta su uno dei divani del salotto

“Mi hai spaventata a morte!” La accusai, strofinando una mano sul mio cuore impazzito.

Si alzò,  il suo abito di raso scintillante color avorio avvolgeva tutta la sua tonica lunghezza e le sue gambe leggermente abbronzate. Ero la sua unica figlia, ma sembrava che fossimo sorelle. Monica Tramell Barker Mitchell Stanton era ossessiva nel mantenere il suo aspetto. Aveva una carriera di moglie trofeo, la sua bellezza giovanile erano i suoi ferri del mestiere.

“Prima che tu cominci,” iniziai, “si, dobbiamo parlare del matrimonio. Ma devo proprio andare a impacchettare le mie cose per poter andare a casa stanotte.”

“Hai una tresca?”

La sua domanda mi scioccò più dell’imboscata. “Cosa? No!”

Espirò e la tensione lasciò visibilmente le sue spalle. “Grazie a Dio. Vuoi dirmi che diavolo sta succedendo? Quanto è stata brutta la discussione che hai avuto con Gideon?”

Brutta. Per un momento, ho temuto che le sue decisioni ci avessero condotto alla fine. “Ci stiamo lavorando, mamma. E’ stato solo un ostacolo sulla strada.”

“Un ostacolo che te lo ha fatto evitare per giorni? Questo non è il modo di affrontare i problemi, Eva.”

“E’ una lunga storia.”

Scrollò le sue braccia. “Io non ho fretta.”

“Beh, io invece ne ho. Devo prepararmi per il lavoro.”

Il dolore balenò sul suo viso e sentii subito le fitte del rimorso.

Una volta, volevo crescere per essere proprio come mia madre. Passavo ore indossando i suoi abiti, barcollando in giro con i suoi tacchi, imbrattando il mio viso con creme costose e cosmetici. Provavo a emulare la sua voce ansimante e le sue maniere sensuali, certa che mia madre fosse la donna più bella e perfetta del mondo. E i suoi modi di fare con gli uomini, il modo in cui loro la guardavano e le andavano incontro… beh, io avrei voluto avere anche il suo tocco magico.

Alla fine, ero cresciuta fino a essere la sua immagine sputata tranne che per il taglio di capelli e il colore degli occhi. Ma questo era solo l’esterno. Chi eravamo come donne non sarebbe potuto essere più differente e, purtroppo, questa era una cosa che mi doveva riempire di orgoglio. Smisi di rivolgermi a lei per dei consigli, eccetto quando si trattava di vestiti e accessori.

Tutto questo stava per cambiare. Ora.

Avevo provato un sacco di tattiche differenti per far funzionare il mio rapporto con Gideon , ma non avevo chiesto aiuto all’unica persona che mi stava vicina e che sapeva cosa voleva dire essere sposata con uomini importanti e potenti.

“Ho bisogno di un tuo consiglio, mamma.”

Le mie parole rimasero sospese nell’aria finché non le vidi penetrarle dentro. Gli occhi di mia madre si dilatarono dalla sorpresa. Un momento più tardi lei stava affondando di nuovo sul divano come se le ginocchia non fossero in grado di sostenerla. Il suo shock fu un duro colpo, mi fece comprendere che l’avevo chiusa fuori completamente.

Sentivo male dentro quando presi posto a sedere sul divano di fronte a lei. Avevo imparato a fare attenzione su ciò che condividevo con mia mamma, facendo del mio meglio per trattenere le informazioni che avrebbero potuto causare discussioni che mi facevano impazzire.

Non era sempre stato così. Il mio fratellastro Nathan si era preso la mia vitalità, aveva allontanato da me il facile rapporto con mia madre, proprio come si era preso la mia innocenza. Dopo che mia mamma ha saputo degli abusi, lei era cambiata, diventando iperprotettiva al punto di farmi stalking e soffocarmi. Lei era estremamente fiduciosa su tutte le cose nella sua vita, eccetto me. Con me, lei era ansiosa e invadente, qualche volta al limite dell’isteria. Negli anni, mi ero costretta ad aggirare troppo spesso la verità, nascondendo i segreti di tutte le persone che amo solo per mantenere la pace.

“Io non so come essere il tipo di moglie di cui Gideon ha bisogno,” confessai.

Le sue spalle si irrigidirono, la sua intera postura passò ad una di indignazione. “E’ lui ad avere una tresca?”

“No!” Mi sfuggì una risata riluttante. “Nessuno sta avendo una tresca. Nessuno dei due lo farebbe. Non possiamo. Smettila di preoccuparti di questo.”

Dovetti chiedermi se la recente infedeltà di mia madre con mio padre era la vera radice della sua preoccupazione. Le pesa sulla coscienza? Ha parlato con Stanton di ciò che aveva fatto? Io non so come sentirmi su questo argomento. Amo così tanto mio padre, ma credo che il mio patrigno sia perfetto per mia madre per il modo in cui lei vuole che sia suo marito.

“Eva.”

“Gideon e io siamo fuggiti un paio di settimane fa.” Dio, ti fa sentire tirare fuori tutto.

Sbatté le palpebre verso di me. Una, due volte. “Cosa?”

“Non l’ho ancora detto a papà,” continuai. “Ma lo chiamerò oggi.”

I suoi occhi brillarono di lacrime. “Perché? Dio, Eva… come abbiamo fatto a diventare così lontane?”

“Non piangere.” Mi alzai e andai verso di lei, prendendo posto accanto. Presi le sue mani, ma, invece, lei mi tirò dentro a un grosso abbraccio.

Respirai il suo profumo familiare e sentii quel tipo di pace che si trova solo tra le braccia di una madre. Per alcuni istanti, comunque. “Non era pianificato, mamma. Siamo andati via per il fine settimana, e Gideon mi ha chiesto se lo volessi, e lui ha fatto partire tutte le disposizioni…è stato spontaneo. Un impulso del momento.”

Si tirò indietro, rivelando il volto rigato di lacrime e il fuoco nei suoi occhi. “Lui ti ha sposata senza un accordo prematrimoniale?”

Mi misi a ridere, non potei farne a meno. Di certo mia madre si sarebbe concentrata sui dettagli finanziari. I soldi erano stati a lungo la forza trainante della sua vita. “C’è un accordo prematrimoniale.”

“Eva Lauren! Lo hai controllato? O anche questo è stato spontaneo?”

“Ho letto ogni parola.”

“Tu non sei un avvocato! Dio, Eva… Ti ho allevato per essere più intelligente di così!”

“Un bambino di sei anni avrebbe potuto capire i termini,” ribattei, irritata dal reale problema nel mio matrimonio: Gideon e io avevamo troppe persone che volevano immischiarsi nel nostro matrimonio, distraendoci dalle cose su cui avremo dovuto realmente lavorare. “Non preoccuparti dell’accordo.”

“Avresti potuto chiedere a Richard di vederlo. Non capisco perché tu non lo abbia fatto. E’ stato così irresponsabile. Io proprio non riesco…”

“L’ho visto, Monica.”

Ci girammo entrambe al suono della voce del mio patrigno. Stanton entrò nella stanza pronto per la giornata, guardando il taglio del suo completo blu e cravatta gialla. Immaginai come potesse essere Gideon alla stessa età del mio patrigno: fisicamente in forma, distinto,  un maschio alpha come sempre.

“Lo hai fatto?” Chiesi sorpresa.

“Cross me lo ha inviato un paio di settimane fa.” Stanton andò direttamente verso mia madre, prendendo le sue mani tra le sue. “Non avrei potuto sostenere condizioni migliori.”

“Ci sono sempre condizioni migliori, Richard!” disse in tono acuto mia mamma.

“Ci sono ricompense per traguardi come anniversari e la nascita di bambini, e nessuna sanzione per Eva, a parte la terapia matrimoniale. Una separazione avrebbe una divisione più che equa dei beni. Ero tentato di chiedere a Cross se volesse farlo rivedere ai suoi consulenti legali. Immagino che sia siano opposti strenuamente contro questo contratto.”

Lo fissò per un attimo, assimilando tutto ciò. Poi si alzò in piedi, furiosa. “Ma sapevi che stavano fuggendo? Tu lo sapevi, e non mi hai detto nulla?”

“Ovviamente non lo sapevo.” La prese tra le braccia, canticchiando sottovoce come avrebbe fatto con un bambino. “Ho pensato che si stesse portando avanti. Sai che queste cose di solito richiedono un paio di mesi di trattative. Anche se, in questo caso, non c’era niente che avrei potuto chiedere di più.”

Mi alzai. Dovevo muovermi se volevo arrivare in orario a lavoro. Proprio oggi, io non volevo arrivare in ritardo.

“Dove stai andando?” Mia madre si raddrizzò allontanandosi da Stanton. “Non abbiamo finito con questa discussione. Non puoi sganciare una bomba come questa e andartene!”

Girandomi verso di lei, tornai indietro. “Devo seriamente prepararmi. Perché non ci riuniamo per pranzare insieme e parlare ancora?”

“Non puoi…”

La bloccai. “Corinne Giroux.”

Gli occhi di mia madre si allargarono per poi socchiudersi. Un nome. Non avevo dovuto dire nient’altro.

L’Ex di Gideon era un problema che non necessitava di ulteriori spiegazioni.


***


Erano rare le persone che venivano a Manhattan e non sentivano l’immeditata familiarità. Lo skyline della città era stato immortalato in troppi film e show televisivi per contarli, diffondendo la storia d’amore dei residenti del mondo con New York.

Io non facevo eccezione.

Adoravo l’elegante Art Deco del palazzo Chrysler. Potevo localizzare il mio posto sull’isola in relazione alla posizione dell’Empire State Building. Ero intimidita dall’altezza mozzafiato della Freedom Tower che ora dominava il centro. Ma il Crossfire era in una classe a sé. La pensavo in questo modo già prima che mi innamorassi dell’uomo la cui visione aveva portato alla sua creazione.

Mentre Raùl accostava la Benz al marciapiede, mi meravigliai di come il vetro blu zaffiro avvolgesse la forma dell’obelisco del Crossfire. La mia testa si inclinò all’indietro, il mio sguardò scivolò fino all’altezza luccicante del punto più in alto, la luce inondava lo spazio occupato dagli uffici della Cross Industries. I pedoni aumentavano intorno a me, il marciapiede brulicava di uomini d’affari e di donne che andavano a lavoro con valigette e borse in una mano e fumanti tazze di caffè nell’altra.

Sentii Gideon prima di vederlo, il mio intero corpo si mise a fremere con consapevolezza mentre lui usciva dalla Bentley, la quale si era accostata dietro la Benz. L’aria intorno a me si caricò di elettricità, l’energia scoppiettante che annunciava sempre l’avvicinarsi di una tempesta.

Io ero tra i pochi a sapere che era l’inquietudine dell’animo tormentato di Gideon ad alimentare la tempesta.

Girandomi verso di lui, sorrisi. Non era una coincidenza che fossimo arrivati nello stesso momento. Lo sapevo ancora prima di vedere la conferma nei suoi occhi.

Indossava un complete carbone con una camicia Bianca e una cravatta argentata. I suoi capelli neri sfioravano la mascella e il colletto in modo sexy, una dissoluta caduta di fili d’inchiostro. Lui mi guardò con una calda ferocia sessuale che all’inizio mi bruciò ma ora c’era una tenerezza nel blu brillante e una apertura che significava per me più di qualsiasi cosa potesse mai darmi.

Feci un passo verso di lui mentre si avvicinava. “Buongiorno, Mister tenebroso e fatale”

Le sue labbra si arricciarono ironicamente. Il divertimento scaldò ulteriormente il suo sguardo. “Buongiorno moglie.”

Cercai la sua mano, sentendomi completa quando lui mi venne incontro a metà strada e me la strinse con fermezza. “L’ho detto a mia madre questa mattina… mi riferisco al fatto che siamo sposati.”

Un sopracciglio scuro si innarcò dalla sorpresa, poi il suo sorriso curvò in uno di piacere trionfale. “Bene.”

Ridendo della sua disinvolta possessività, gli diedi una leggera spinta sulla spalla. Si mosse veloce come un fulmine, afferrandomi ermeticamente e baciandomi all’angolo della mia bocca sorridente.

La sua gioia era contagiosa. La sentii irrompere dentro di me, illuminando tutti posti che erano stati oscuri nei giorni scorsi. “Chiamerò mio padre alla prima pausa. Deve saperlo.”

Si fece serio. “Perché ora e non prima?”

Parlava a bassa voce, la sua voce si era abbassata per la privacy. La folla legata all’ufficio contiuava a fluirci attorno, prestando poca attenzione a noi. Eppure, esitavo a rispondere, sentendomi troppo esposta.

Quindi… la verità arrivò più facilmente di quanto abbia mai fatto. Avevo nascosto tante cose a causa delle persone che amavo. Piccole e grandi cose. Provando a mantenere lo status quo, mentre speravo per un cambiamento necessario.

“Avevo paura,” gli dissi.

Si fece più vicino, il suo sguardo intenso. “E ora non ne hai.”

“No.”

“Mi dirai il perché questa sera.”

Annuii. “Te lo dirò.”

Le sue mani curvarono intorno alla mia testa, la presa possessiva e tenera allo stesso tempo. Il suo volto era impassibile, non fornendomi nulla, ma i suoi occhi… quegli occhi blu… infuriavano di emozioni. “Andiamo a farlo, Angelo.”

Il suo amore scivolò caldamente dentro di me come il brusio di un buon vino. “Maledettamente giusto.”


***

Era strano camminare attraverso le porte della Waters, Field & Leaman, contavo mentalmente il numero dei giorni che ero in grado di dichiarare come lavoratrice presso la prestigiosa agenzia pubblicitaria. Megumi Kaba operava da dietro alla reception, toccando il suo auricolare per farmi sapere che era al telefono e non poteva parlare. La salutai e mi diressi verso la mia scrivania con passo determinato. Avevo un sacco da fare, un nuovo inizio da far partire.

Ma per prima cosa. Lasciai la borsa e la sacca in fondo al cassetto, quindi mi stabilii sulla sedia e iniziai a navigare sul sito web del mio fioraio preferito. Sapevo cosa volevo. Due dozzine di rose bianche in un profondo vaso di cristallo rosso.

Bianco per la purezza. Per l’amicizia. Per l’amore eterno. Era inoltre la bandiera della resa. Avevo tracciato delle linee da battaglia forzando una separazione tra Gideon e me, e alla fine, avevo vinto. Ma io non volevo fare la guerra con mio marito.

Non avevo mai provato a elaborare un brillante bigliettino per i fiori, e allora feci come per quelli passati. Scrissi solo la verità e diventava più facile ogni minuto che passava.


Sei miracoloso. Mr. Cross.
Ho cura di te e ti amo così tanto.
Mrs. Cross


Il sito mi spinse a finalizzare l’ordine. Cliccai Submit e mi presi un momento per immaginare cosa avrebbe pensato Gideon del mio regalo. Speravo, un giorno, di vederlo mentre riceveva i fiori da me. Aveva sorriso quando il suo segretario, Scott, glieli ha portati? Fermava qualsiasi riunione stesse comandando per leggere il mio biglietto? Oppure aspettava fino a una delle rare pause del suo programma per la privacy?

La mia bocca curvò alle svariate possibilità. Amavo fare regali a Gideon.

E presto avrei avuto più tempo per farglieli continuamente.


***


“Vuoi abbandonare?”

Lo sguardo incredulo di Mark Garrity si sollevò dalla mia lettera di dimissioni e incontrò il mio.

Il mio stomaco si annodò all’espressione sul volto del mio capo. “Si, mi spiace non poter dare più preavviso.”

“Domani è il tuo ultimo giorno?” Si appoggiò allo schienale della sedia. I suoi occhi erano di una calda tonalità cioccolato più leggera di quella della pelle, ed esprimevano sia sorpresa che sgomento. “Perché, Eva?”

Sospirando, mi chinai in avanti, mettendo i gomiti sulle ginocchia. Ancora una volta, andai con la verità. “So che è poco professionale uscire in questo modo, ma… ho avuto modo di riorganizzare le mie priorità e in questo momento… Non riesco a dare a questo tutta la mia attenzione, Mark. Mi dispiace.”

“Io…” Gli si mozzò il fiato e passò una mano sugli scuri, riccioli stretti. “Diavolo… Cosa posso dire?”

“Che mi perdonerai e non te la prenderai con me?” Mormorai una risata senza allegria. “E’ chiedere molto, lo so.”

Colsi un sorriso ironico. “Odio perderti Eva, lo sai. Non sono sicuro di averti mai veramente espresso quanto hai contribuito . Rendi il mio lavoro migliore.”

“Ti ringrazio, Mark. Lo apprezzo.” Dio, è stato più difficile di quanto ho pensato che sarebbe stato, anche sapendo che era la decisione migliore e la sola che potessi prendere.

Il mio sguardo è andato oltre il mio attraente capo, verso la vista dietro di lui. Come junior manager, aveva un piccolo ufficio e la visuale era bloccata da un edificio sull’altro lato della strada, ma era comunque la quintessenza di New York per via dello sconfinato ufficio di Gideon Cross situato al piano superiore sopra di noi.

In molti versi, la divisione di piani rispecchiava il modo in cui avevo cercato di definire il mio rapporto con Gideon. Sapevo chi era. Sapevo cosa era: un uomo di una categoria unica.  Amavo questo di lui e non volevo che cambiasse; Volevo solo salire al suo stesso livello con i miei meriti personali. Quello che non avevo considerato era che mi rifiutavo ostinatamente di accettare che il nostro matrimonio avesse cambiato il piano, lo stavo tirando giù al mio.

Non sarei stata conosciuta per essermi guadagnata il mio cammino verso l’apice nel mio campo. Per alcune persone, sarei sempre stata quella che si era sposata per raggiungere il successo. E io stavo andando a convivere con esso.

“Così, dove te ne andrai da questo momento?” Chiese Mark.

“Onestamente… ci sto ancora pensando. So solo che non posso rimanere.”

Il mio matrimonio ha un limite di pressione prima di rompersi, e io avevo permesso di scivolare ad un bordo pericoloso, cercando di trovare una certa distanza. Cercando di mettere me stessa prima di tutto.

Gideon Cross era profondo e vasto come l’oceano, e avevo temuto di annegare in lui dal primo momento in cui l’avevo visto. Non posso più essere spaventata da quello. Non dopo aver realizzato che ciò che temevo di più era perdere lui.

Cercando di essere neutrale, ero stata spinta da un lato all’altro. Incazzata come ero a tale proposito, non avevo avuto modo di capire che se volevo il controllo, dovevo solo prendermelo.

“A causa della LanCorp?” Chiese Mark.

“In parte.” Lisciai la mia gonna antracite gessata, spazzando mentalmente via il risentimento persistente sopra l’assunzione di Mark da parte di Gideon. Il catalizzatore era stata la LanCorp  venuta alla Waters Field &Leaman con una specifica richiesta per Mark - e quindi me -, questa manovra era stata vista con sospetto da Gideon. Lo schema Ponzi di Geoffrey Cross (è un modello economico di vendita truffaldino) aveva decimato la fortuna della famiglia Landon, e mentre sia Ryan Landon che Gideon avevano ricostruito quello che i loro padri avevano perso, Landon aveva ancora fame di vendetta. “Ma per lo più per motivi personali.”

Raddrizzandosi, mise i gomiti sul tavolo e si sporse verso di me. “Non sono affari miei e non voglio piangere, ma sappi che Steven, Shawna, e io siamo tutti qui per te, se ne hai bisogno. Ci teniamo a te.”

La sua premura mi fece bruciare gli occhi dalle lacrime. Il suo fidanzato, Steven Ellison, e Shawna la sorella di Steven mi erano diventati cari nei mesi che ero stata a New York, parte della nuova rete di amici che avevo costruito nella mia nuova vita. Non importa il motivo, non volevo perdere il mio legame con la gente che avevo imparato ad amare.

“Lo so.” Sorrisi attraverso il mio dolore. “ Se avrò bisogno di te, ti chiamerò, lo prometto. Ma tutto sta andando a risolversi per il meglio. Per tutti noi.”

Mark si rilassò e ricambiò il sorriso. “Steven impazzirà. Forse dovrei dirglielo.”

Pensando al corpulento, socievole imprenditore cacciai via ogni tristezza. Steven mi avrebbe dato del filo da torcere per aver abbandonato il suo partner, ma lo avrebbe fatto con un buon cuore. “Oh, andiamo,” lo ripresi in giro. “Tu non mi farai questo, vero? Questo è abbastanza difficile così com’è.”

“Io non sono contrario a renderlo più difficile.”

Risi. Si, mi mancheranno Mark e il mio lavoro. Un sacco.












Traduzione a cura di Silvia e di proprietà di Vivere nei libri.Se prendete citate la fonte.

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